La non autosufficienza è un fenomeno che colpisce in Italia, a vario titolo, circa 3 milioni di persone. Numeri importanti che testimoniano la rilevanza di un problema tutt’altro che trascurabile.
Il modo di vivere la propria non autosufficienza è strettamente collegato a fattori personali, ambientali, sociali, politici, che possono permettere alla persona di sfruttare le diverse abilità di cui è portatrice, e raggiungere più elevati livelli di autonomia.
Nel nostro Paese la famiglia è al centro della rete assistenziale: circa 2.364.000 famiglie hanno in casa una persona con problemi, a fronte di poco più di 700.000 disabili che vivono da soli. Al secondo posto ci sono i servizi assistenziali privati; al terzo, quelli pubblici. Le famiglie che sostengono una persona non autosufficiente manifestano la necessità di ottenere una protezione adeguata, soprattutto nel momento in cui non potranno più far fronte personalmente all’assistenza (Fonte: Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, 2005).
Programmare interventi a favore delle persone in condizione di disabilità implica necessariamente un confronto con il “dopo di noi” e cioè con il momento in cui la rete familiare di supporto e di assistenza non sarà più in grado di prendersi cura della persona disabile.
Cosa succede quando i familiari non ci saranno più o non saranno in grado di dedicare tutte le attenzioni necessarie a sostegno del proprio caro? Sono domande che, più o meno consapevolmente si pongono tutte le famiglie ad un certo momento, con tutte le paure e le ansie che ne derivano. Dopo una vita dedicata al proprio figlio/fratello/sorella è difficile immaginare cosa accadrà “dopo di noi”. E’ un pensiero che si cerca di allontanare dalla mente, ma questo si ripresenta puntualmente e con maggiore preoccupazione.
Tra le risposte più adeguate ed efficaci, la Casa Famiglia rappresenta sicuramente una soluzione che rassicura, un luogo che sostiene l’individualità e la crescita della persona. La Casa Famiglia non deve essere considerata una soluzione legata all’ ”emergenza”, come a volte viene intesa (nei casi in cui vengano a mancare improvvisamente i genitori, i fratelli o qualsiasi altro tutore principale), nè di separazione definitiva (laddove i familiari sono ancora presenti ma impossibilitati a prestare assistenza). La Casa Famiglia dovrebbe essere percepita come un “approdo” da raggiungere alla fine di un percorso di preparazione, di consapevolezza e crescita non solo per il singolo individuo, ma per tutta la famiglia.
Perché ciò avvenga, la nostra cooperativa si sta organizzando perché accanto alla Casa Famiglia nascano ulteriori servizi tutelari e di orientamento.
I servizi che intendiamo attivare riguardano gli interventi informativi, di incontro, di sostegno ed accompagnamento della famiglia, progetti di residenzialità temporanea, che hanno l’obiettivo di fornire respiro alla famiglia, senza esaurire le proprie energie od impoverendo la propria qualità della vita ma, al contrario, affrontando le quotidianità con più energia, ottimismo, efficacia e speranza. La residenzialità temporanea è un’importante occasione per la persona con disabilità, di conoscere una nuova realtà sociale, attenta alle singole specificità ed in grado di attuare interventi individualizzati di tipo assistenziale, educativo, abilitativo e riabilitativo operando in rete con i servizi del territorio. Si tratta di interventi che forniscono alla famiglia tutto il tempo necessario per elaborare e vivere con piena consapevolezza e serenità, il desiderio che hanno tutti i genitori: sapere che il proprio figlio potrà vivere autonomamente ma in sicurezza, sostenuto da persone che si impegnano ogni giorno affinché questo obiettivo venga raggiunto nel rispetto delle diversità di ogni singola persona.
Inclusione e Autonomia
Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito ad un cambiamento nell’approccio alla disabilità, promosso anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Siamo passati da un modello centrato sulla “patologia” ad un modello centrato sulla Persona. Oggi non si guarda più alla disabilità come ad una condizione che conduce inevitabilmente all’handicap (svantaggio sociale) ma si tende a considerare la Persona come portatrice di risorse, nonostante le difficoltà fisiche e/o psichiche che la interessano. Inoltre si tende a sottolineare l’importanza della sua partecipazione attiva all’interno della società. I bisogni delle persone con disabilità sono i bisogni di qualsiasi individuo: respirare, mangiare, amare, lavorare, auto realizzarsi…
La “normalità nella disabilità” è una realtà ancora da raggiungere Sono ancora poche le persone che riescono ad accedervi pienamente, perché non sempre è possibile contare su un contesto di vita che vada oltre il supporto di base; un contesto che agevoli e promuova attività in campo affettivo, sociale ed educativo capaci di indirizzare la persona verso l’autonomia, all’interno di un progetto di vita che fin dall’inizio occorre pensare in modo dinamico ed evolutivo.
Noi che lavoriamo da tanti anni nell’ambito della disabilità, a stretto contatto con le famiglie, con le associazioni, con i volontari e con le istituzioni, sappiamo quanta fatica costi, al disabile e alla famiglia, vedersi riconoscere ciò che per noi sono semplici diritti.
Questo significa, ad esempio, poter accedere ad una buona istruzione insieme a bambini/ragazzi senza disabilità, avere un lavoro retribuito adatto alle proprie capacità, poter fare delle scelte. Attraverso l’integrazione e l’inclusione sociale le persone partecipano ai processi di decisione che riguardano la propria vita.
Nella nostra Casa Famiglia Sirio, l’obiettivo primario è il raggiungimento dell’autonomia, nel rispetto delle abilità e dell’autodeterminazione di ognuno.
Gli operatori che con professionalità preparano e sostengono gli ospiti nel loro percorso verso un’autonomia possibile agiscono con l’obiettivo di mantenere la continuità e condividere il progetto di vita con la famiglia. Tutta l’equipe assistenziale è impegnata nell’arco delle 24 ore, insieme alla Responsabile, riuscendo a creare una bella atmosfera che comunica fiducia e serenità anche per chi vi lavora. La Responsabile della struttura coadiuva le attività (è colei che svolge funzione “genitoriale”, in quanto sa “cosa” e “come” fare per raggiungere gli obiettivi). La Casa Famiglia è organizzata come una vera e propria famiglia, con i propri ritmi, emozioni, attività e crescita. Ci sentiamo molto gratificati nel sentir parlare gli ospiti della casa come della “loro casa”, mentre ne mostrano con orgoglio tutti gli ambienti ed in particolare le loro camere arredate con tocchi personali, quando ricevono nuove visite.